La guantiera di Natale
Epifania, tutte le feste porta via.
È tempo dunque di riporre la guantiera. Avete capito bene, la guantiera! Adoro questo termine démodé, ci sono particolarmente affezionata perché pieno di ricordi, spesso intrecciati a un pizzico di nostalgia. Da piccola lo sentivo pronunciare soprattutto durante le feste di Natale ”È pronta la guantiera?”, “Piglia la guantiera perché viene a trovarci la commaruccia…” “Nascondi la guantiera…”
Quel vassoio bello, coperto con pizzi e merletti, veniva riempito di dolcetti - preparati già dai primi di dicembre e riposti, al fresco, nelle scatole di latta -e poi tenuto lontano, riservato com’era, solo agli ospiti.
Parlo di un tempo in cui si era meno fagocitati dalle vite piene di lavoro e impegni, e non mi riferisco a un secolo fa. Una modalità di vita che appartiene ancora ai piccoli paesi, alle persone legate a certe tradizioni. Fatto sta che la visita ai parenti, agli amici più stretti, alle commare era sentita come forma di rispetto e quindi un dovere, legato a doppio nodo alle feste comandate, alle domeniche, e a poche altre occasioni.
Motivo per cui bisognava essere sempre pronti ad accogliere chi bussava alla porta (anche senza preavviso). I capelli ben pettinati; il vestito, di certo non quello della festa, ma sobrio e ben adorno.
Le tazze insieme ai bicchierini migliori rinfrescati e si tenuti a portata di mano per caffè, liquori o punch caldo, tè. La casa in ordine; il salotto splendente in ogni suo angolo, in questo periodo festivo era tenuto sempre aperto, e già, nella quotidianità rimaneva chiuso, il termosifone spento (la sostenibilità era qualcosa di naturale, non c’era bisogno di manuali e grandi manifesti).
In quelle occasioni io ero sempre lì, m’ interessavano poco i giochi con i miei fratelli e sorelle, mi piaceva osservare lo spettacolo dell’andirivieni di signore impomatate e velatamente truccate, che arrivavano con il pacchetto in mano: zucchero e caffè o un vassoietto di dolci, piccoli regali… Appena sentivo il campanello, correvo subito per le scale per vedere chi arrivava. Andavo incontro, così miprendevo il primo bacio affettuoso -mi sentivo bene nel ruolo di brava bambina - poi rimanevo a sentire quelle chiacchiere da persone grandi, corredate di gossip.
Io che ogni tanto mi immergo nelle letture di “lifestyle” degli anni 50-60 e adoro i racconti di tè con le amiche, avrei volentieri una guantiera sempre pronta in casa, e tutti i giorni dell’anno!. Durante le feste, oh sìììì, ce l’ho sempre! In città non c’è la consuetudine delle visite, ma a chi viene a consegnare un pacco offro sempre un dolcetto. Nelle realtà di paese, dove trascorro le vacanze, si bussa ancora alla porta. Per due chiacchiere, per condividere un momento di intimità e affettività. E la guantiera c’è.
A fine anno riflettevo proprio su questo: il Covid per il secondo anno ci ha tolto la possibilità di stare insieme agli amici e spesso anche alle persone care, e non solo, ci ha anche tolto la possibilità di fare programmi (io solito il primo giorno dell’anno avevo già riempito tante pagine dell’agenda). E allora per il 2022 non ho fatto neppure la lista dei propositi, mentre ogni anno ne stilavo una lunghissima.
Ho semplicemente espresso un desiderio che è anche una volontà, diciamo un buon proposito: meno social virtuali, meno Instagram di certo (cosa che mi sono imposta già da tempo) e meno messaggi, ma più vicinanza alle persone care. Una telefonata, o video regalano dei momenti di compagnia a chi ne ha bisogno (e credo che in fondo ne abbiamo tutti un gran bisogno). In più, mi piacerebbe riuscire a trasmettere questo valore a chi verrà dopo di noi, alle nuove generazioni che -per molte ragioni -non si incontrano più nelle piazze ma solo nei circuiti virtuali, e si sa, la realtà in quel modo viene distorta.
Sapete cosa faceva mia nonna materna la domenica pomeriggio? Andava a trovare i parenti, e portava sempre con sé una o più figlie. E nelle case, la domenica, c’erano sempre delle pizzelle per accogliere gli ospiti, ben arrangiate nella “guantieruccia”.
Ecco, dunque, che la guantiera si riempie di gran significato.
E allora, Buona Epifania!
Per saperne di più sulla guantiera:
Ecco cosa riporta l’enciclopedia Treccani
guantièra s. f. [der. di guanto]. – 1. ant. Vassoio (o scatola) elegante in cui tenere i guanti. 2.estens. Vassoio elegante, usato spec. nei rinfreschi per servire dolci, gelati e sim.: vennero subito gran g. colme di dolci (Manzoni). 3. region. Vassoio, in genere.
Il termine dunque deriva dal sostantivo guanto e anticamente si riferiva alla scatola elegante in cui le dame riponevano i loro guanti.
Col passar del tempo è diventato l’elegante vassoio, con cui i camerieri (con i guanti bianchi) servivano dolci e dolcetti durante le feste che si svolgevano nei palazzi nobiliari.
Ma c’è dell’altro: nei matrimoni del centro sud si usava (e in alcuni paesi si usa ancora) regalare a tutti gli ospiti un vassoio di un dolci. In un paese provincia di Caserta preparavano i “guanti”, dolcetti tipici con quella forma. E spettava ai bambini consegnare le “guantarelle” alle case dei partecipanti al matrimonio, dietro ricompensa di qualche monetina.
Tutt’oggi è utilizzato il termine guantarella, riferito al vassoietto delle pastarelle della domenica.