La nomenclatura della pasta
Paccheri, ditalini, tempestive… Da dove derivano questi nomi?
Io anni fa mi sono posta questa domanda ed avevo ricercato tra vecchi cataloghi e ricettari regionali, scoprendo un mondo curioso e divertente.
Il più delle volte, tali nomi sono venuti fuori da gesti dalla vita semplice e quotidiana, ma non è mancato il contributo di avvenimenti storici.
Qualche esempio? I ditalini rigati, nell’800 divengono i garibaldini. Le mafalde e mafaldine entrano nel vocabolario “pastaio” ai tempi dei Savoia, così come le regine e le reginelle. Le coronette (pasta ripiena) invece furono create per il matrimonio di Costanza di Montefeltro.
Tripoline e bengassine sono i retaggi del colonialismo italiano, così come gli assalesi e successivamente gli abissini, ma anche i denti di elefante.
Gli anelloni d’Africa sono il ricordo dei nostri soldati in Africa, impressionati probabilmente dai particolari orecchini che indossavano le donne africane, a forma di cerchio.
Fra gli strumenti di guerra, i bambolotti e sue varianti, lance e lancette.
Della vita quotidiana, dei mestieri e degli strumenti (soprattutto quelli di cucina) ne fanno parte una grande varietà, qualche esempio curioso sono le manate, la molinara (quando i mulini producevano anche paste), rentrocelo, torchioli mentre le piccagge erano i nastri che servivano per rifinire gli abiti, come le fettucce e fettuccine.
Le preghiere, in cucina, ci sono sempre state. Il mondo femminile recitava il rosario mentre preparava la cena. In epoca in cui non esistevano i timer, il tempo poteva essere scandito benissimo dal numero di preghiere recitate, ed ecco i paternoster ed avemarie. Non mancano ovviamente le candele.
Del mondo femminile fanno parte anelli, anelli dentati e anellini, verette tonde o quadrate. Ed ancora, mandilli de sea, liguri, sottili come i fazzoletti di seta. Come non ricordare il tortellino, che nella sua forma ricorda l’ombellico femminile, ma anche il raviolo, che nel meridione è conosciuto anche come “graviolo”,….come gravida doveva essere la donna ispiratrice.
Al mondo maschile invece spettano i calzoni e calzoncelli ma anche cappelli e cappellacci mentre i meno abbienti riparavano i loro indumenti con i cencioni, toppe, tacconi e vestivano stracci, si saziavano con abbotta pezziende…
I racconti durante le pappe hanno spesso accompagnato il pasto dei piccoli, ed ecco le stelle e stelline, l’alfabeto ed i numeri ma anche i nomi del bosco, i folletti e i diavoletti, fino ad arrivare in tempi moderni ai puffi, agli orsetti, ed alle piccole ruote. Ad alcuni momenti dell’infanzia appartengono i lattanti fasciati, una pasta ripiena della Val Canonica (pi.fàsacc), mentre riccioli e ricciolini ricordano il primo taglio di capelli. Ai capelli si riferiscono anche gli scialatielli, (sciliare nel dialetto napoletano significa scompigliare) ed i capelli d’angelo, d’oro, sottili, come quelli di un bambino.
Dal mondo contadino, dalle semine e raccolti abbiamo i semi di melone, di mele o d’avena o le semplici semette, gramigna, granetti.
E se il raccolto dipende dalle condizioni meteorologiche, ecco le tempestine o le grandinine.
A prestito dal mondo animale c’è di tutto: creste di gallo, denti di cavallo, galletti, sorcetti, ciriole, code di topo, occhi di bue, occhi di pernice, vipere cieche ma anche lombrichi e farfalline, lucciole, lumache e lumachelle, vermicelli ed umbricelli.
Dai prati fioriti invece le margherite ed i gigli, dal mare coralli e corallini, conchiglie e conchigliette.
Ed infine….quelli legati al linguaggio popolare e volgare:
Recchie di prete, strangolapreti e strozzapreti, stortini e gobbini, , fregnacce, dente di vecchia, cazzotti d’angelo, risarei, cazzellitti, pisciarelli….